Riciclo pannelli solari: quali sono le novità normative?
Dal 29 settembre 2020 è entrato in vigore il DL del 3 settembre 2020 n.118, che reca le nuove disposizioni europee in merito allo smaltimento dei RAEE, ossia i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Con questo decreto si attuano due articoli che fanno parte della direttiva comunitaria 2018/849. Lo scopo è quello di definire nuove modalità comunicative tra Roma e Bruxelles, entrando nel dettaglio anche per quanto riguarda il riciclo di pannelli solari e batterie.
In particolare, nel decreto si stabilisce che il Ministero dell’Ambiente conferirà ogni anno alla Commissione Europea i dati che vengono raccolti con l’ISPRA sui livelli di riciclaggio raggiunti e sull’efficienza dei processi utili per il trattamento e il recupero di vecchie pile e accumulatori.
Il provvedimento precedente prevedeva che i dati venissero trasmessi ogni tre anni. La relazione dovrà rendicontare anche le quantità e il peso delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato, e dei RAEE raccolti separatamente ed esportati.
Cosa cambia nell’ambito del riciclo del fotovoltaico?
Il testo del decreto, come abbiamo accennato, interviene anche sul fronte del riciclo dei pannelli solari. Lo scopo è quello di ottenere la razionalizzazione delle disposizioni che riguardano proprio la gestione dei rifiuti derivanti dal fotovoltaico.
Il finanziamento della gestione dei RAEE che derivano da AEE di fotovoltaico deve essere a carico dei produttori, indipendentemente da quando il prodotto è stato immesso sul mercato e se il suo impiego è di tipo domestico o professionale, fatta eccezione per gli strumenti di garanzia finanziaria attivati da produttori per la gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici incentivati, che sono stati posti in essere prima dell’entrata in vigore del nuovo decreto.
I soggetti responsabili degli impianti, quindi, possono prestare la garanzia finanziaria facendo riferimento a trust di sistemi collettivi riconosciuti e a Consorzi senza fine di lucro, che siano riconosciuti dal Ministero dell’Ambiente.
Entrambi i sistemi, però, devono dimostrare di essere in possesso delle certificazioni ISO 9011:2008 e 14000, OHASAS 18001 o di un altro sistema equivalente, come stabilito dal GSE.
Quest’ultimo, infatti, ha il compito di stabilire le modalità operative ed è autorizzato a richiedere la documentazione.
Cosa cambia in merito ai nuovi pannelli fotovoltaici immessi sul mercato?
Per i pannelli immessi sul mercato successivamente al decreto, i sistemi di gestione avranno il compito di determinare per ciascun nuovo modulo solare l’importo ambientale necessario a coprire tutti i costi relativi allo smaltimento, così da depositare l’importo nel proprio trust.
Dobbiamo considerare che la richiesta di installazione di pannelli fotovoltaici è aumentata, ma che allo stesso tempo, a fronte di una crescente domanda, in futuro corrisponderà l’immissione nell’ambiente di nuovi rifiuti.
Un pannello fotovoltaico è riciclabile per il 98% del suo peso. Rame, polvere di silicio, alluminio, vetro e materiale plastico possono essere recuperati dal riciclo di un pannello fotovoltaico.
L’IEA-PVPS e IRENA, l’agenzia internazionale per le energie rinnovabili, hanno stimato i benefici che deriverebbero dal recupero e dal riciclo di pannelli fotovoltaici. Nel dettaglio, il valore delle materie recuperate potrebbe superare la soglia dei 15 miliardi di dollari entro il 2050.
Si aprono quindi numerose possibilità che, se supportate da politiche e quadri normativi tesi verso un concept di sostenibilità, potrebbero incentivare la creazione di industrie specializzate nel riciclo di pannelli fotovoltaici, che creerebbero a loro volta possibilità di occupazione e un valore economico da investire verso un futuro energetico sostenibile.
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